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2009 dal 5 al 12 Aprile

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dai GIORNALI di OGGI

6000 delegati e un Maxi-palco con "sorpresa"

Nasce il Pdl, la parola ai giovani

Applausi e standing ovation per il premier

Da venerdì a domenica

il congresso del Popolo della Libertà.

Alla Fiera Berlusconi, Fini e Schifani

2009-03-27

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L'ARGOMENTO DI OGGI

 

 

CORRIERE della SERA

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2009-03-28

L'ASSISE A ROMA. Tutti in piedi per il ministro Brunetta. E lui si commuove

Congresso del Pdl, è il giorno di Fini

"Ddl sul fine vita è più da stato etico"

"Cambiare la seconda parte della Costituzione". E sull'immigrazione: "Non dobbiamo temere gli stranieri"

ROMA - L'importanza di "istituzioni laiche", la necessità di "rilanciare una grande stagione costituente", l'urgenza di "discutere su come orientare il proprio voto al referendum elettorale di giugno" e l'appello a "non temere lo straniero". È di ampio respiro l'intervento del presidente della Camera Gianfranco Fini al congresso di fondazione del Pdl. All'indomani dell'intervento del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, tocca al presidente della Camera scaldare la platea del congresso di fondazione del Pdl. E il numero uno di Montecitorio non si sottrae a tale compito. Parla per cinquanta minuti, contrassegnati da 60 applausi. Al termine del discorso il premier scatta sul palco, gli stringe la mano, lo abbraccia e sorride. "Questo - dice tra gli applausi della platea - è per spazzare via tutte le malignità sul fatto che io e Gianfranco non ci vogliamo bene e non condividiamo gli stessi ideali".

"GRAZIE AL PREMIER" - "Il Pdl non sarebbe nato senza la lucida follia di Berlusconi". Accompagnato da un lungo applauso della platea, Fini ha per prima cosa ringraziato il presidente del Consiglio per le parole "chiare e generose" rivoltegli venerdì. "In un colpo solo ha spazzato via luoghi comuni e interpretazioni maliziose o interessate, in alcuni casi legittime paure" e per aver riconosciuto che "il Pdl non è una Forza Italia allargata, né un cartello elettorale". Con il Pdl, ha aggiunto il presidente della Camera, "nasce un grande soggetto politico di popolo, sintesi di patrimoni umani e storie politiche diverse".

STATO ETICO E STATO LAICO - Pur riconoscendo di essere "in posizione minoritaria", Fini ha rivolto una domanda precisa ai seimila delegati presenti al padiglione 8: "Siamo proprio sicuri, amici del Pdl, che il ddl sul testamento biologico approvato al Senato sia davvero ispirato alla laicità? Perché una legge che impone un precetto è più da Stato etico che da Stato laico", ha detto il presidente della Camera, invitando il Pdl a discuterne e affermando che per le istituzioni "è un obbligo essere laiche". "La laicità - ha aggiunto - è separazione delle due sfere, dello Stato e della Chiesa".

COSTITUZIONE E REFERENDUM - Fini ha poi parlato della Costituzione, scandendo che "la seconda parte si deve cambiare". Se questo non accade, ha aggiunto, non può essere completata la transizione e l'Italia, che qualcuno ha paragonato a una "crisalide", "non potrà mai passare da crisalide a farfalla". Sul referendum, Fini ha invitato il Pdl al dibattito e, riprendendo l'auspicio di Silvio Berlusconi per un sistema bipartitico, ha affermato che proprio il referendum consente una "accelerazione verso quel sistema". "Non so se siano maturi i tempi, se ci siano le condizioni per il bipartitismo - ha aggiunto - ma il Pdl può mettere nel suo dibattito interno la decisione su come comportarsi in quel referendum".

STRANIERI - Quanto all'immigrazione, il presidente della Camera ha specificato che bisogna discutere per indicare "nuovi percorsi per ottenere la cittadinanza italiana". "Un ammalato - ha poi voluto sottolineare Fini -, un bambino, sono prima di tutto persone umane e poi sono immigrati", altrimenti "c'è il rischio di alimentare una xenofobia che è sempre dietro l'angolo". Implicito ma chiaro il riferimento alla norma voluta dalla Lega che prevede che i medici debbano denunciare gli immigrati irregolari.

OMAGGIO A MARTINAT - Dal maxi palco Fini ha tra le altre cose reso omaggio al sottosegretario Ugo Martinat, scomparso nella notte. Era un uomo "che aveva creduto a questo progetto, un uomo del fare. Da lassù ci aiuterà" ha detto il presidente della Camera.

PARLANO I MINISTRI - Prima dell'intervento di Fini è stato il ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta a catalizzare l'attenzione. Anche a lui i delegati hanno riservato una standing ovation. E Brunetta ha pianto prima prendere la parola, in un tripudio di bandiere tricolori. "Finalmente hanno fatto un podio giusto", ha scherzato a proposito dell'altezza del leggio su cui si sentiva a suo agio. "Siamo pieni di difetti, ma noi siamo i rivoluzionari di cui l'Italia ha bisogno: una rivoluzione borghese, di cui noi siamo i protagonisti, voi gli artefici e gli italiani i beneficiari" ha detto dal palco il ministro, facendo un accenno anche un accenno alla crisi: "Certo - ha ammesso - siamo un po' sfigati. Ogni volta che siamo al governo c'è la crisi, ma questo vuol dire che siamo anche più bravi. È - ha assicurato - una crisi di crescita, una sfida". Di scuola ha parlato il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini. "Non appartiene alla sinistra e al sindacato ma appartiene agli italiani. È iniziata una rivoluzione della responsabilità e a chi non si riconosce nei valori della sinistra voglio dire che è finita l'oppressione culturale", ha detto la Gelmini. "Attenzione a certe candidature, perché le azioni devono rispondere alle idee", e la dizione Pdl "può e deve significare anche Popolo della Legalità, perché noi siamo tutti figli di Paolo Borsellino" ha voluto sottolineare dal palco il ministro della gioventù Giorgia Meloni, nel suo intervento al congresso del Pdl.

BRAMBILLA - Gli interventi sul palco dovevano essere strettissimi per consentire al gran numero di iscritti a parlare di intervenire. Per questo il presidente di turno del congresso, il senatore Lucio Malan, è stato costretto ad esercitare con fermezza il suo ruolo e a togliere la parola al termine dei 5 minuti previsti per ogni intervento. È successo con Michela Vittoria Brambilla, sottosegretario al Turismo, che è stata invitata un paio di volte al rispetto dei tempi ("Non considererò concluso il mio compito finchè nel turismo non avremo ottenuto l'inversione di tendenza che è necessaria", ha detto. Dopo la Brambilla, ha parlato Mario Valducci, presidente della commissione Trasporti e Tlc della Camera, uno tra i primi ad unirsi a Berlusconi nel momento della sua discesa in campo. Ha invece portato il saluto degli elettori campani del Pdl Nicola Costentino, il sottosegretario all'Economia che è stato al centro di polemiche con l'opposizione perché indagato in indagini sui rapporti tra camorra e politica. "I cittadini campani - ha detto - sono stati martoriati ed espropriati dalla banda Bassolino-Iervolino, invece sono bastati 100 giorni per ripulire la Campania dai rifiuti".

IL TRICOLORE - Nel frattempo, il padiglione 8 si tingeva di bianco, rosso e verde. Per il secondo giorno delle assise, gli organizzatori hanno distribuito ai delegati bandiere tricolore. Una ventina di ragazzi, militanti di Azione giovani, il movimento giovanile di Alleanza nazionale, sono stati respinti all'ingresso del padiglione: erano armati di bandiere con il simbolo di Azione giovani, una mano che sorregge una fiamma tricolore.

28 marzo 2009

 

 

 

2009-03-27

6000 delegati e un Maxi-palco con "sorpresa"

Nasce il Pdl, la parola ai giovani

Applausi e standing ovation per il premier

Da venerdì a domenica il congresso del Popolo della Libertà. Alla Fiera Berlusconi, Fini e Schifani

ROMA - Prima l’Inno alla Gioia di Beethoven e l’Inno di Mameli, cantati da un coro di cento voci sul palco, poi l'intervento di Anna Grazia Calabria, 26 anni, la più giovane deputata del Pdl. È iniziato così il congresso di fondazione del Popolo delle Libertà, in programma da venerdì fino a domenica alla Fiera di Roma. Al termine del suo intervento, la baby-deputata ha dato la parola a Gianni Alemanno. Il sindaco della Capitale ha dato il benvenuto a nome suo e della città ai delegati venuti da ogni parte d'Italia. Tripudio di applausi e standing ovation per Silvio Berlusconi al suo arrivo alla nuova Fiera di Roma. Il premier è rimasto in attesa vicino a un paravento, ascoltando il discorso del primo cittadino di Roma, poi è andato a sedersi nella prima fila della platea accanto al presidente del Senato Renato Schifani e del presidente della Camera Gianfranco Fini.

"TUTTO SCELTO DA BERLUSCONI" - A seguire gli interventi di 4 giovani del Pdl. Proprio i più giovani hanno scelto di essere i protagonisti del congresso: hanno scalzato i parlamentari dalle prime file, occupando la parte della platea più vicina al palco degli oratori. Il padiglione 8 del nuovo Palafiera di Roma è quasi completamente pieno. Seimila i delegati arrivati da tutta Italia. Anche l'allestimento è dedicato "ai giovani", con un "linguaggio giovane", per un partito che "vuole parlare ai giovani". Tutto deciso da Silvio Berlusconi in persona, che pochi giorni fa ha compiuto un sopralluogo al padiglione 8 della Fiera. "Gli abbiamo sottoposto una decina di soluzioni diverse - spiega l’architetto Mario Catalano, già autore delle scenografie di tutti gli eventi più significativi della storia di Forza Italia - come facciamo tutte le volte. Poi è il presidente che sceglie le soluzioni più adatte, dall’indicazione sui colori all’attuazione del programma"

CODE E KIT - Già dalle prime ore di venerdì pomeriggio si erano formate lunghe code all'ingresso della Fiera di Roma, dove sono arrivati delegati e giornalisti. Ognuno dei delegati ha ritirato poi il suo "kit". Nella valigetta c'è tutto l'occorrente per segnare l'evento della nascita del partito: una spilla del Pdl, una chiavetta Usb con il logo del congresso, un'edizione patinata della Carta dei valori del nuovo partito e una medaglia dorata con il simbolo dell"evento".

MEGA PALCO - Il reggente di An, Ignazio La Russa, e il coordinatore di Fi, Denis Verdini, hanno presentato in anteprima ai giornalisti la scenografia del congresso: un enorme palco di 600 metri quadrati che richiama l'immagine di un ponte, sovrastato da un videowall di 500 metri quadrati: uno schermo centrale da 100 metri quadri su cui andranno le immagini dell’oratore di turno, e due schermi laterali da 200 metri quadri l’uno su cui scorreranno immagini evocative.

SORPRESA - Solo dopo le 18 prenderà la parola Silvio Berlusconi, e prima Ignazio La Russa promette "una sorpresa" assolutamente top secret. Sabato l’intervento clou sarà quello di Gianfranco Fini, previsto per le 12,30, mentre il presidente del Senato Renato Schifani interverrà alle 17,30. Sempre sabato prenderanno la parola i capigruppo parlamentari e i ministri. Domenica la conclusione sarà ovviamente di Silvio Berlusconi, dopo essere stato eletto alla presidenza del partito.

REPUBBLICA

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2009-03-28

Seconda giornata dei lavori alla Nuova Fiera di Roma, parla il leader di An

Al centro dell'intervento le riforme, l'immigrazione, la laicità delle istituzioni

Congresso Pdl, il giorno di Fini

"Serve una stagione costituente"

<b>Congresso Pdl, il giorno di Fini<br/>"Serve una stagione costituente"</b>

Gianfranco Fini

ROMA - Dopo l'inaugurazione-show della quale è stato protagonista Silvio Berlusconi, è in corso la seconda giornata del congresso del Pdl alla Nuova Fiera di Roma. Previsti gli interventi di ministri e dei vertici dei gruppi parlamentari del nuovo partito, tempi contingentati, dieci minuti a disposizione per ogni oratore.

Ma l'attesa è stata tutta per Gianfranco Fini, che ha parlato in tarda mattinata. Al centro del suo intervento, il rilancio "di una grande stagione costituente", i problemi dell'immigrazione e la necessità di guidare il processo di integrazione, il testamento biologico, "più etico che laico", l'impegno a "tagliare l'erba sotto i piedi della sinistra" con l'obiettivo della "concordia sociale" e di "un patto fra capitale e lavoro".

"Rilanciare una grande stagione costituente" è la "grande sfida" che Fini pone al Pdl e a Berlusconi, con due obiettivi: "evitare la polemica continua" tra le cariche istituzionali, che difendono la Costituzione, e il governo, che "giustamente" chiede più poteri per operare; e "chiamare allo scoperto la sinistra" su quali sono le sue proposte. Federalismo istituzionale, cioè revisione del bicameralismo perfetto e nuova forma di governo sono i due punti chiave indicati dal presidente della Camera.

Al termine dell'intervento, Berlusconi è salito sul palco per salutare e abbracciare Fini e, stringendogli la mano, ha detto: "Ecco, questo è per spazzare via tutte le malignità che dicono che io e Gianfranco non ci vogliamo bene e non condividiamo gli stessi ideali e valori".

(28 marzo 2009)

 

 

 

 

2009-03-27

Al via il Congresso del Pdl

6.000 i delegati partecipanti

Si è aperto nel pomeriggio alla nuova Fiera di Roma il Congresso fondativo del nuovo partito di centrodestra fondato da Silvio Berlusconi. Seimila i delegati partecipanti

 

18:19 Saluto di Martens, presidente del Ppe

Saluto del congresso al Wilfred Martens, presidente del Ppe. Martens sottolinea la radice comune tra il Pdl e il Partito Popolare Europeo, e saluta positivamente anche l'avvicinamento al centro e ai valori del movimento popolare di Alleanza Nazionale.

18:11 Bossi arriva al congresso, e saluta a pugno chiuso

Anche il leader della Lega Nord, Umberto Bossi, è appena arrivato al congresso del Pdl che si svolge alla nuova Fiera di Roma. Per l'occasione è accompagnato dal capogruppo dei deputati del Carroccio alla Camera, Roberto Cota. Dal palco Annagrazia Calabria chiama l'applauso per il leader leghista seduto in prima fila, Bossi si alza in piedi e leva il braccio sinistro salutando con il pugno chiuso.

18:10 Bersani: "Si risparmino ennesima apoteosi berlusconiana"

"Se il congresso di fondazione del Pdl si riduce all'ennesima apoteosi berlusconiana potevano risparmiarselo, ne abbiamo già viste tante". Con queste parole Pierluigi Bersani, a Monza per un incontro alla Camera di Commercio con gli industriali della Brianza, ha commentato la formazione del nuovo partito di centrodestra.

18:06 Alemanno: "Roma è la sede naturale per evento così importante"

Dopo Annagrazia Calabria, intervento del sindaco di Roma Gianni Alemanno: "La capitale d'Italia, la città eterna, è la sede naturale per un evento politico così importante, il congresso di fondazione del più grande partito della storia italiana. Una vicenda cominciata proprio qui a Roma nel '93: la scelta di Berlusconi di scendere in campo per fini al comune di Roma è l'atto nascita di una scelta vincente che sta cambiando il paese".

17:58 La Russa: "An non sarà minoritaria, le acque si mescoleranno"

"An sarebbe minoritaria se rimanesse un fiume separato in un unico letto, ma le acque si mescoleranno". Il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, risponde così ai cronisti in occasione del congresso nazionale costituente del Pdl, a chi gli chiede cosa accadrà ad An.

17:57 Applausi e standing ovation per Berlusconi

Tripudio di applausi e standing ovation per il premier Silvio Berlusconi, che entra in sala alla nuova Fiera di Roma, per l'inizio del congresso fondativo del Pdl. Il premier è rimasto in attesa vicino a un paravento, ascoltando il discorso del sindaco di Roma Alemanno, poi è andato a sedersi nella prima fila della platea.

17:56 Stamane sopralluogo di Berlusconi alla Fiera di Roma

Silvio Berlusconi ha voluto verificare di persona 'l'effetto della scenografia del congresso fondativo del Popolo della libertà. Questa mattina, intorno alle 11,30, il presidente del Consiglio ha effettuato un sopralluogo al padiglione 8 della Fiera di Roma.

17:51 La parola alla deputata più giovane, Anna Grazia Calabria

Il primo congresso costitutivo del Pdlviene aperto dal saluto della deputata più giovane del partito, Anna Grazia Calabria. "Siamo il futuro dell'Italia. Oggi è una delle giornate più belle della mia vita, sicuramente la più emozionante. Sono consapevole di questo momento storico. Siamo noi, siamo il Popolo della Libertà", dice tra gli applausi della platea.

17:49 Con l'Inno nazionale al via il congresso del Pdl

Con l'Inno nazionale, seguito dall'Inno alla gioia cantanto da un coro di 100 persone, nella nuova Fiera di Roma si apre il congresso che sancisce la nascita del Popolo della Libertà.

 

 

L'UNITA'

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2009-03-28

Berlusconi alla Fiera di Roma. Comincia il congresso del Pdl

Sabato è la volta di Gianfranco Fini: a una settimana dallo scioglimento di An, altro discorso, altro palco. Alla Fiera di Roma, dove nasce il Popolo delle Libertà, il presidente della Camera ringrazia il premier, Silvio Berlusconi e poi dice la sua. "Berlusconi è stato chiarissimo- aggiunge- nel dire cosa è il Pdl: non è Forza Italia al quadrato, non è la fusione fredda tra diversi soggetti politici, non è un nuovo cartello elettorale ma un soggetto di popolo, sintesi delle esperienze di donne e uomini che arrivano storie diverse ma che hanno ben chiaro che l'obiettivo della politica è il bene comune". Poi aggiunge: il Pdl non esisterebbe "senza la lucida follia che a volte sembra guidare il presidente del Consiglio" che "ha creduto nel Pdl quando era difficile crederci".

È bene che il Pdl discuta nelle prossime settimane su come orientare il proprio voto al referendum elettorale di giugno, continua Fini riprendendo l'auspicio di Silvio Berlusconi per un sistema bipartitico. Quel referendum, ha detto Fini, consente una "accelerazione verso quel sistema". "Non so se siano maturi i tempi, se ci siano le condizioni per il bipartitismo - ha aggiunto - ma il Pdl può mettere nel suo dibattito interno la decisione su come comportarsi in quel referendum. Anche se questo comporterà la necessità di discutere, tra noi, e anche con gli alleati". Il riferimento è alla Lega, dal principio contraria al referendum.

"Rilanciare una grande stagione costituente", Fini torna a parlare di riforme. Ammette che fa "bene" il presidente del consiglio a "rivendicare maggiori poteri", ma fin quando la Costituzione è questa "i presidenti di Camera e Senato hanno il dovere di rimarcare il ruolo centrale del Parlamento" nel processo di formazione delle leggi. Il presidente della Camera chiede allora di cominciare a discutere sul rapporto tra governo e Parlamento, del rapporto tra le due Camere, puntando al "federalismo istituzionali, con la formazione della Camera delle regioni o delle autonomie". "Se si dà vita a una nuova forma di Stato, è

doveroso -avverte Fini- discutere della forma di governo".

"Se vogliamo evitare le polemiche che entrano e escono dai giornali", sottolinea Fini bisogna "rilanciare una grande stagione costituente e bisogna farlo per davvero", dopo che il governo, per bocca del ministro Calderoli, ha espresso parere favorevole all'ordine del giorno del Pd per ripartire dalla bozza Violante. La riforma dei regolamenti "è solo un anello", bisogna affrontare il discorso nel suo complesso per "costruire un'Italia proiettata in avanti".

Infine, le conclusioni: "Abbiamo un leader che si è imposto, abbiamo un popolo che è un popolo di consenso e abbiamo una enorme potenzialità organizzativa. Dobbiamo impegnarci per dimostrare di avere le idee giuste per costruire l'Italia di domani. Sono convinto che se continueremo all'insegna della lealtà, che è alla base di tutto, il tempo dimostrerà che abbiamo quelle capacità di capire il futuro e inizieremo a costruirlo per far sì che l'Italia di domani sia migliore di quella di oggi".

La platea si alza in piedi, primo fra tutti il presidente del Consiglio, per applaudire il discorso del presidente della Camera.

Nella giornata di venerdì è stato inveceil discorso del presidente Silvio Berlusconi a segnare il congresso. La platea lo applaude, lui risponde con il pugno chiuso. Poi, è lo stesso Berlusconi ha ringraziarlo in apertura del suo intervento.

Al congresso è arrivato anche un messaggio del presidente Napolitano, in cui ringrazia "per il messaggio che mi è stato indirizzato nel giorno della nascita del nuovo partito del Popolo della libertà". "Ho colto nel messaggio – scrive il Capo dello Stato – insieme con accenti di cordiale riconoscimento ed omaggio, riferimenti puntuali agli indirizzi che ho perseguito e perseguo nell'esercizio delle funzioni che la Costituzione assegna al presidente della Repubblica, come imparziale garante di valori, principi ed equilibri sanciti nella Carta. Confido - conclude il presidente della Repubblica - che il Popolo della libertà vorrà assecondare ogni sforzo rivolto ad affermare una leale collaborazione tra le istituzioni e a favorire un clima politico di maggiore corresponsabilità nel superiore interesse della nazione e della sua unità".

Il discorso di Berlusconi è zeppo dei suoi cavalli di battaglia: "Siamo il partito degli italiani che amano la libertà – dice – e che vogliono restare liberi". "Il Pdl è forte, il più grande partito per consensi, e vincente perchè si è già affermato nelle urne", aggiunge. Poi è la volta die suoi amati sondaggi, quelli "veri – dice – non quelli fasulli di chi ci gioca con i sondaggi: ci danno al 43,2%. è inutile nascondere che puntiamo al 51% e sappiamo come arrivarci. Sono sicuro – prosegue – che ci arriveremo". Poi cita De Gasperi e Don Sturzo. E la sfilza di alleati che sono confluiti nel Pdl: da Baccini a Della Vedova, da Rotondi a Nucara, fino a Giovanardi.

Poi parte l'affondo alla sinistra e alla sua concezione dello Stato che "ci allontana dalla libertà e dalla civiltà". Il premier accusa la sinistra di considerare lo Stato "quasi un moloch, divinità, ma ha solo le sembianze della divinità perchè in realtà" quello che gli interessa "è solo l'esercizio del potere per una oligarchia". Al contrario, sostiene Berlusconi, per il Pdl esiste "la religione della libertà".

L'ossessione per i "comunisti" non gli è passata: Berlusconi ricorda la sua discesa in campo contro "la sinistra uscita quasi indenne dalla tempesta politico-giudiziaria, risparmiata in modo chirurgico dalle inchieste della magistratura militante, che entrò nelle macerie della prima Repubblica come l'Armata rossa a Varsavia e Berlino, dopo aver opportunisticamente atteso alla frontiera". Poi ricordando il cambio di nome del Pds, dice: "Non si diventa democratici soltanto sostituendo una parola". E ancora: "La sinistra non ha mai avuto il coraggio e la forza di rinnegare il comunismo e chiedere scusa agli italiani. La destra italiana si è rinnovata, loro hanno solo fatto finta". Per il premier gli ultimi 15 anni sono "un carosello di trasformismi e di autentici trasformisti: trasformisti botanici: dalla Quercia all'Ulivo, dall'Ulivo alla Margherita". Per non parlare, aggiunge il premier, dei "tradimenti, delle risse e degli psicodrammi parlamentari. Per esempio- conclude- stendiamo un velo pietoso sull'ultima esperienza governativa" di Romano Prodi.

E ancora: "Questa sinistra è incapace di governare, è sempre divisa e sa solo insultare. Anche per questo continua a perdere ogni consultazione elettorale". Ne ha anche per Veltroni, che per lui è stato "un bluff, l'ennesima finzione o almeno un improbabile azzardo", e per Franceschini, che "ha subito rinnegato quello che era stato il suo segretario per cercare di salvare il salvabile". Infine, si appella a "una sinistra riformista e un'opposizione moderna" perché "non possiamo caricarci i loro problemi sulle spalle" ma "abbiamo promesso solennemente di governare anche per quegli italiani che non ci hanno votato".

27 marzo 2009

 

 

 

2009-03-27

Berlusconi alla Fiera di Roma. Comincia il congresso del Pdl

Il presidente Berlusconi alle 18 arriva alla Fiera di Roma, dove comincia il congresso fondativo del Popolo delle Libertà. Insieme agli uomini di Forza Italia e Alleanza Nazionale, al congresso c'è anche il leader della Lega, Umberto Bossi. La platea lo applaude, lui risponde con il pugno chiuso. Poi, è lo stesso Berlusconi ha ringraziarlo in apertura del suo intervento.

Già questa mattina, il premier era passato al padiglione 8 per controllare che fosse tutto come da programma. Una visita di controllo che ha colto di sopresa gli organizzatori, che comunque rassicurano: il Cavaliere ha apprezzato la scenografia e l'allestimento, ha dato solo alcuni consigli. D'altronde, l'organizzazione dell'evento è stata curata nei minimi dettagli. Fino a giovedì sera tardi, sono stati tutti al lavoro per sistemare gli ultimi particolari.

C'è un ricco buffet per far sentire a casa i giornalisti: a servire tartine, succhi e caffè, ci sono camerieri con tanto di livrea. Anche il kit consegnato ai seimila delegati è degno di nota: nella valigetta che si chiude con una zip ci sono una spilla del Pdl, una chiavetta Usb con il logo del congresso, un edizione patinata della Carta dei valori del nuovo partito e una medaglia dorata con il simbolo dell'evento. Poi, nelle amni dei partecipanti sono stati consegnate due copie dei giornali ufficiali del congresso: Il Domenicale e Lab - Il socialista: il primo titola "E pluribus unum", il motto degli Stati Uniti d'America, mostra una foto in bianco e nero di Berlusconi sorridente, e reca addirittura un "bigino" per il delegato con una serie di frasi su vari temi come giustizia, democrazia, Dio, cultura, società, stato. Lab, apre invece con un editoriale di Fabrizio Cicchitto e ha in prima pagina una foto con la bandiera del Nuovo Psi accanto a quella del Pdl. All'interno un'intervista di Eugenio Scalfari a Bettino Craxi con al centro una immagine in bianco e nero del leader socialista accanto a Giulio Andreotti.

Quaranta i desk preparati per l'accredito, e c'è pure un deposito bagagli per chi arriva da fuori Roma. Nella platea, per ora, nessuna bandiera, anche se dall'organizzazione assicurano che al momento giusto ci saranno. Pare che al lato del padiglione sia pronto un camper con 5mila vessilli del Pdl. Alle pareti, due giganteschi video-wall che proiettano immagini del partito. Quanto alla musica, in apertura del congresso si parte con l'inno alla gioia, seguito a ruota dall'inno di Mameli. Primo intervento, quello della più giovane deputata del Pdl, la 26enne Anna Grazia Calabria: "Siamo il futuro dell'Italia. Oggi è una delle giornate più belle della mia vita, sicuramente la più emozionante. Sono consapevole di questo momento storico. Siamo noi, siamo il Popolo della Libertà". Poi, arriva lui: tutti in piedi, mentre partono le note della canzone "Meno male che Silvio c'è".

27 marzo 2009

 

 

il SOLE 24 ORE

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2009-03-28

Congresso Pdl, il giorno di Fini

"Serve una stagione costituente"

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28 marzo 2009

"Ringrazio Silvio Berlusconi per la chiarezza e la generosità con cui ieri nel suo intervento al congresso in un colpo solo ha spazzato via tanti luoghi comuni e, perché no, tante interpretazioni maliziose e interessate". Così Gianfranco Fini dal palco del congresso del Pdl inizia il suo intervento e si rivolge al Presidente del Consiglio. "È stato chiarissimo- aggiunge- nel dire cosa è il Pdl: non è Forza Italia al quadrato, non è la fusione fredda tra diversi soggetti politici, non è un nuovo cartello elettorale ma un soggetto di popolo, sintesi delle esperienze di donne e uomini che arrivano storie diverse ma che hanno ben chiaro che l'obiettivo della politica è il bene comune". E ricorda che il Pdl "non sarebbe nato senza la lucida follia di Silvio Berlusconi": "Lui ci ha creduto anche nei momenti più difficili", ha spiegato.

Fini ha anche parlato del referendum del 7 giugno: "Il Pdl dovrà mettere quanto prima all'ordine del giorno del dibattito interno quale atteggiamento assumere sul referendum elettorale di giugno, che rappresenterebbe una forte accelerazione al sistema bipartitico. Ci saranno discussioni tra di noi e con i nostri alleati, ma dovremo farle".

Per Fini la "grande sfida" è rilanciare una grande stagione costituente. Secondo il Presidente della Camera bisogna "evitare la polemica continua" tra cariche istituzionali che difendono la Costituzione e il Governo che "giustamente chiede più poteri per operare". Federalismo istituzionale, cioè revisione del bicameralismo perfetto, e nuova forma di governo sono i due punti chiave indicati dal presidente della Camera. Fini sottolinea la differenza tra la prima e la seconda parte della Carta. Riconosce che "gli articoli della prima parte meritano rispetto, perchè sono valori di tutti gli italiani, anche se non guasterebbe un riferimento a quell'Europa di cui siamo fra i fondatori". Quanto alla seconda parte, "si deve cambiare" in quanto rischia di non essere in linea con le esigenze "della nostra democrazia", quella di un Paese "spesso paragonato a una crisalide" e, ha aggiunto la terza carica dello Stato applaudito anche dal premier Silvio Berlusconi, "da quella crisalilde dobbiamo essere in grado di far uscire la farfalla" attraverso un'architettura di riforme capace di coniugare "la democrazia che rappresenta il popolo alla democrazia che governa e sa decidere".

 

Quella che sta attraversando la sinistra italiana "non è una crisi di consenso, ma una profonda crisi di idee e di valori di riferimento che deriva dal fatto che si è spenta da tempo quell'egemonia di gramsciana memoria che voleva che solo la sinistra fosse in grado di comprendere la società italiana e che quindi fosse capace di orientarne il cammino". Lo ha detto Fini spiegando che "se la chiave di lettura di questa crisi è giusto o perlomeno accettabile, bisogna fare un passo avanti: e significa declinare questa categoria di valori nella realtà nazionale". E l'Italia, ha spiegato, è un Paese dove "è forte il ruolo delle piccole e medie imprese, dove il principale ammortizzatore sociale è la famiglia. Un paese dove c'è molto volontariato e associazioni no profit. E dunque - ha concluso il ragionamento - la risposta alla crisi globale può essere fornita da categorie culturali estranee o sconosciute alla cultura della sinistra italiana ed europea".

Il federalismo fiscale "è una grande opportunità" per il Sud, ma "solo se lo stato c'é, non solo come participio passato del verbo essere". Fini ha parlato quindi della necessità di stringere un

vero e proprio "patto nord-sud che, grazie al federalismo, permette di liberare energie, liberarsi dai condizionamenti". Nel Mezzogiorno "dobbiamo alzare la bandiera della legalità, senza di questa il Sud non si alza", ha detto Fini. Il presidente della Camera ha poi ricordato: "Ci chiamiamo Popolo della libertà e libertà è prima di tutto libertà dalle mafie e dal malaffare". Fini poi spiega che bisogna liberarsi anche di "quel ceto politico che punta al mantenimento del proprio potere" in certe zone del Paese.

Il Pdl dovrà suggerire al Governo "nuovi percorsi" per la concessione della cittadinanza agli immigrati. "Nei prossimi anni i cittadini di colore, ha dichiarato l'ex leader di An, quelli con i

tratti orientali, quelli con genitori stranieri, saranno sempre di più e noi non dobbiamo guardare a questa prospettiva con paura. Dobbiamo avere invece la presunzione di guidare questo processo". Fini dice sì "all'integrazione ma con legalità". Gli italiani "non devono aver paura degli stranieri e non devono dimenticare che siamo figli di un popolo di migranti".

E sul rapporto tra Stato e Chiesa, Fini ha spiegato: "Non c'é contraddizione tra difendere identità europea e la religione cristiana e difendere la laicità delle istituzioni". E ha aggiunto "siamo sicuri che il testamento biologico approvato dal Senato significhi laicità?". "Perché quando si impone per legge un precetto, si é più vicini ad una concezione da Stato etico", ha aggiunto.

28 marzo 2009

 

 

 

2009-03-27

l Pdl e la trappola del carisma

di Stefano Folli

27 marzo 2009

I bambini nati nella primavera del 1994, quando Silvio Berlusconi scese in campo, oggi vanno al liceo. Non possono ancora votare, ma a quel giorno non manca molto. E quando arriverà, è possibile che molti di loro sosterranno l'uomo che li accompagna dalla nascita e che è ancora sulla breccia.

Quindici anni sono un tempo infinito nella politica moderna. È vero che non hanno visto sempre Berlusconi a Palazzo Chigi: ci sono stati periodi in cui hanno governato altri, in particolare Romano Prodi due volte. Ma è vero che questi tre lustri sono stati condizionati in misura decisiva dalla presenza di Berlusconi sul palcoscenico romano. Per cui è corretto parlare – tra cadute e resurrezioni – di egemonia politica berlusconiana, che ha permeato di sé una lunga stagione della vita nazionale, condizionando i comportamenti e le scelte di alleati e avversari. Senza Berlusconi, è quasi ovvio notarlo, il sistema politico sarebbe stato diverso. Lo stesso centro-sinistra, oggi confluito nel Partito Democratico, avrebbe conosciuto un'altra storia e seguìto un altro percorso.

Al di là del giudizio storico, e per quanto il parallelo possa sembrare avventuroso, l'egemonia berlusconiana nell'Italia di oggi può essere paragonata a quella esercitata da Giovanni Giolitti nei primi anni del '900, fino allo scoppio della Grande Guerra. Le differenze sono evidenti e clamorose, anche perché il sistema politico era del tutto diverso, ma c'è un'analogia: come il suo lontano predecessore, anche Berlusconi fonda il potere sulle proprie capacità personali, nonché sulla propria influenza su uomini e situazioni. Più che a una forza organizzata, egli si affida al carisma. Un fattore che ha creato intorno a lui amori appassionati e odii perenni, dividendo il Paese come mai dall'avvento della Repubblica.

Oggi questo personaggio anomalo e cruciale per i destini collettivi tiene a battesimo il Popolo della Libertà: è il suo partito, il più che prevedibile approdo del cammino cominciato nel '94 e reiterato di recente sul famoso predellino di Milano. Si dirà che si tratta quasi di un non-evento, dato che il Pdl esiste già nei rapporti politici, si è presentato alle elezioni e supporta l'azione del Governo. Nessuno crede che da lunedì cambierà qualcosa.

Le fortune del centro-destra continueranno a essere affidate al carisma e alla leadership di Berlusconi, esattamente come è accaduto fino a oggi.

Se il presidente del Consiglio avrà successo, mantenendo il suo smalto quindicennale agli occhi dell'opinione pubblica, il Pdl avrà vita prospera. In caso contrario, è tutto da dimostrare che il nuovo partito riesca a sopravvivere al declino del suo leader e fondatore. L'impronta di Berlusconi sulla sua creatura è totale, le regole interne pressoché inesistenti, le prospettive tutte legate alle fortune del presidente del Consiglio. Chi vota Berlusconi in fondo non ha bisogno di un partito.

Eppure la nascita ufficiale della nuova formazione è un fatto di rilievo. In primo luogo, perché testimonia di un certo dinamismo della politica italiana. Siamo in presenza di un processo di assestamento verso un sostanziale bipartitismo, che può piacere o non piacere (e c'è chi lo avversa con tenacia), ma che non può essere ignorato. Senza dubbio l'egemonia berlusconiana trova la sua consacrazione, nel momento in cui il congresso, nella scenografia e nella regia, celebra il carisma del capo.

Se fosse solo questo, tuttavia, le giornate della Fiera di Roma sarebbero quasi inutili. Quello che ci si attende da Berlusconi è un passo avanti, un'indicazione sul futuro del Paese. Una visione non generica e non solo egocentrica. Finora il leader si è nutrito della propria personalità e ha fatto omaggio di se stesso agli italiani. Ma il domani del Pdl come "partito liberale di massa", semmai questa espressione ha avuto un senso, si lega alla fine della dimensione carismatica e all'avvio di una nuova epoca.

Allo stato delle cose, c'è da essere scettici. Nel bene e nel male, Berlusconi è da sempre uguale a se stesso. Il partito gli serve come tribuna per considerarsi sempre in campagna elettorale, a caccia di consensi: l'attività che forse gli è più congeniale. Aver fatto precedere il congresso dall'avvio del termovalorizzatore di Acerra, o dalla linea superveloce Roma-Milano, rappresenta un colpo d'immagine. Aiuta a dimenticare lo smacco, forse provvisorio, del "piano casa".

Contribuisce a rinverdire il mito dell'uomo "del fare".

Perché Berlusconi dovrebbe rinunciare alla dimensione carismatica, l'unica in cui si sente a suo agio?

Una possibile risposta riguarda la definizione di progetto adeguato e non propagandistico per la modernizzazione dell'Italia. Un complesso di riforme e di innovazioni, istituzionali e amministrative, che richiedono tra l'altro un coinvolgimento dell'opposizione. Sarebbe interessante se il congresso fondativo del Pdl e il suo leader si inoltrassero lungo questo sentiero.

In fondo è quello che propone Gianfranco Fini. E non è un caso se proprio alla vigilia del congresso siano riemerse le due diverse idee delle istituzioni (e del ruolo del Parlamento) interpretate dal premier e dal presidente della Camera. L'ennesima tensione tra i due aiuta a capire perché esista una divergenza di non poco conto al vertice del Pdl. Fini non ha un ruolo politico diretto, ma incarna una funzione istituzionale che gli offre un rilevante potere d'interdizione nei confronti del premier e del suo populismo.

L'insofferenza di quest'ultimo per le lungaggini parlamentari è nota. Il fatto che diventi via via più aspra è significativo di uno stato d'animo e anche di un modo di concepire il governo del Paese. Ma non c'è dubbio che il Pdl nasce con una contraddizione nel suo vertice.

Nessuno può sottovalutarla. Si può ricomporre, naturalmente. Ma occorrerebbe la volontà di fare del Pdl un partito compiuto, con i suoi programmi e le sue regole. Un partito capace di esprimere una cultura istituzionale matura, rinunciando in parte al carisma del leader.

Difficile credere che l'occasione del congresso ci darà questa sintesi. Ma si può sempre sperarlo.

27 marzo 2009

 

Il Programma del Congresso

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27 marzo 2009

Il programma del Congresso del Popolo della Libertà:

Venerdì 27 marzo

- Ore 17.00 Apertura lavori

- Ore 18.00 Intervento Silvio Berlusconi

- Pausa lavori per cena

- Ore 23.00 Chiusura lavori

Sabato 28 marzo

- Ore 9.30 Apertura lavori

- Ore 12.30 Intervento Gianfranco Fini

- Pausa lavori per colazione

- Ore 18.00 Intervento Renato Schifani

- Nel corso della giornata sono previsti gli interventi di Ministri, Capigruppo Camera, Senato e Parlamento Europeo

- Pausa lavori per cena

- Ore 21.30 Dibattito

- Ore 23.30 Chiusura lavori

Domenica 29 marzo

- Ore 9.30 Apertura lavori

- Ore 11.00 Intervento conclusivo On. Silvio Berlusconi e votazioni conclusive

- Ore 14.00 Termine lavori

27 marzo 2009

 

 

 

Il Pdl e la trappola del carisma

di Stefano Folli

27 marzo 2009

I bambini nati nella primavera del 1994, quando Silvio Berlusconi scese in campo, oggi vanno al liceo. Non possono ancora votare, ma a quel giorno non manca molto. E quando arriverà, è possibile che molti di loro sosterranno l'uomo che li accompagna dalla nascita e che è ancora sulla breccia.

Quindici anni sono un tempo infinito nella politica moderna. È vero che non hanno visto sempre Berlusconi a Palazzo Chigi: ci sono stati periodi in cui hanno governato altri, in particolare Romano Prodi due volte. Ma è vero che questi tre lustri sono stati condizionati in misura decisiva dalla presenza di Berlusconi sul palcoscenico romano. Per cui è corretto parlare – tra cadute e resurrezioni – di egemonia politica berlusconiana, che ha permeato di sé una lunga stagione della vita nazionale, condizionando i comportamenti e le scelte di alleati e avversari. Senza Berlusconi, è quasi ovvio notarlo, il sistema politico sarebbe stato diverso. Lo stesso centro-sinistra, oggi confluito nel Partito Democratico, avrebbe conosciuto un'altra storia e seguìto un altro percorso.

Al di là del giudizio storico, e per quanto il parallelo possa sembrare avventuroso, l'egemonia berlusconiana nell'Italia di oggi può essere paragonata a quella esercitata da Giovanni Giolitti nei primi anni del '900, fino allo scoppio della Grande Guerra. Le differenze sono evidenti e clamorose, anche perché il sistema politico era del tutto diverso, ma c'è un'analogia: come il suo lontano predecessore, anche Berlusconi fonda il potere sulle proprie capacità personali, nonché sulla propria influenza su uomini e situazioni. Più che a una forza organizzata, egli si affida al carisma. Un fattore che ha creato intorno a lui amori appassionati e odii perenni, dividendo il Paese come mai dall'avvento della Repubblica.

Oggi questo personaggio anomalo e cruciale per i destini collettivi tiene a battesimo il Popolo della Libertà: è il suo partito, il più che prevedibile approdo del cammino cominciato nel '94 e reiterato di recente sul famoso predellino di Milano. Si dirà che si tratta quasi di un non-evento, dato che il Pdl esiste già nei rapporti politici, si è presentato alle elezioni e supporta l'azione del Governo. Nessuno crede che da lunedì cambierà qualcosa.

Le fortune del centro-destra continueranno a essere affidate al carisma e alla leadership di Berlusconi, esattamente come è accaduto fino a oggi.

Se il presidente del Consiglio avrà successo, mantenendo il suo smalto quindicennale agli occhi dell'opinione pubblica, il Pdl avrà vita prospera. In caso contrario, è tutto da dimostrare che il nuovo partito riesca a sopravvivere al declino del suo leader e fondatore. L'impronta di Berlusconi sulla sua creatura è totale, le regole interne pressoché inesistenti, le prospettive tutte legate alle fortune del presidente del Consiglio. Chi vota Berlusconi in fondo non ha bisogno di un partito.

Eppure la nascita ufficiale della nuova formazione è un fatto di rilievo. In primo luogo, perché testimonia di un certo dinamismo della politica italiana. Siamo in presenza di un processo di assestamento verso un sostanziale bipartitismo, che può piacere o non piacere (e c'è chi lo avversa con tenacia), ma che non può essere ignorato. Senza dubbio l'egemonia berlusconiana trova la sua consacrazione, nel momento in cui il congresso, nella scenografia e nella regia, celebra il carisma del capo.

Se fosse solo questo, tuttavia, le giornate della Fiera di Roma sarebbero quasi inutili. Quello che ci si attende da Berlusconi è un passo avanti, un'indicazione sul futuro del Paese. Una visione non generica e non solo egocentrica. Finora il leader si è nutrito della propria personalità e ha fatto omaggio di se stesso agli italiani. Ma il domani del Pdl come "partito liberale di massa", semmai questa espressione ha avuto un senso, si lega alla fine della dimensione carismatica e all'avvio di una nuova epoca.

Allo stato delle cose, c'è da essere scettici. Nel bene e nel male, Berlusconi è da sempre uguale a se stesso. Il partito gli serve come tribuna per considerarsi sempre in campagna elettorale, a caccia di consensi: l'attività che forse gli è più congeniale. Aver fatto precedere il congresso dall'avvio del termovalorizzatore di Acerra, o dalla linea superveloce Roma-Milano, rappresenta un colpo d'immagine. Aiuta a dimenticare lo smacco, forse provvisorio, del "piano casa".

Contribuisce a rinverdire il mito dell'uomo "del fare".

Perché Berlusconi dovrebbe rinunciare alla dimensione carismatica, l'unica in cui si sente a suo agio?

Una possibile risposta riguarda la definizione di progetto adeguato e non propagandistico per la modernizzazione dell'Italia. Un complesso di riforme e di innovazioni, istituzionali e amministrative, che richiedono tra l'altro un coinvolgimento dell'opposizione. Sarebbe interessante se il congresso fondativo del Pdl e il suo leader si inoltrassero lungo questo sentiero.

In fondo è quello che propone Gianfranco Fini. E non è un caso se proprio alla vigilia del congresso siano riemerse le due diverse idee delle istituzioni (e del ruolo del Parlamento) interpretate dal premier e dal presidente della Camera. L'ennesima tensione tra i due aiuta a capire perché esista una divergenza di non poco conto al vertice del Pdl. Fini non ha un ruolo politico diretto, ma incarna una funzione istituzionale che gli offre un rilevante potere d'interdizione nei confronti del premier e del suo populismo.

L'insofferenza di quest'ultimo per le lungaggini parlamentari è nota. Il fatto che diventi via via più aspra è significativo di uno stato d'animo e anche di un modo di concepire il governo del Paese. Ma non c'è dubbio che il Pdl nasce con una contraddizione nel suo vertice.

Nessuno può sottovalutarla. Si può ricomporre, naturalmente. Ma occorrerebbe la volontà di fare del Pdl un partito compiuto, con i suoi programmi e le sue regole. Un partito capace di esprimere una cultura istituzionale matura, rinunciando in parte al carisma del leader.

Difficile credere che l'occasione del congresso ci darà questa sintesi. Ma si può sempre sperarlo.

27 marzo 2009

 

La nascita del Pdl e la "divergenza" in tema di riforme

di Emilia Patta

27 marzo 2009

"Il Parlamento è più lento del Paese, la sua riforma è ormai necessaria". Il giorno dell'avvio del congresso fondativo del Pdl è l'azzurro Renato Schifani, presidente del Senato, a rilanciare sia pure con altri toni il pensiero di Silvio Berlusconi. "Se ci sarà la volontà di tutti - dice la seconda carica dello Stato - vareremo la riduzione del numero dei parlamentari e nuovi regolamenti che snelliscano i tempi parlamentari ordinari con la conseguente riduzione dei decreti-legge".

Il congresso si apre dopo l'ennesimo scontro istituzionale tra il premier ("i parlamentari stanno lì a fare numero") e il presidente della Camera Gianfranco Fini ("non si irrida il Parlamento"). E non è un caso che Schifani abbia lanciato proprio oggi il suo messaggio in "difesa" del premier. C'è da credere che il tema dell'ammodernamento delle istituzioni sarà toccato da Berlusconi nel corso del congresso. E sull'esigenza di riformare i regolamenti parlamentari, per altro, sono tutti d'accordo. Anche Fini. E anche le opposizioni (la proposta del Pd depositata in Senato converge per tanti versi con quella del Pdl: iter veloce per le leggi del Governo - 60 giorni come per i decreti - in cambio di maggiore spazio e visibilità per le proposte delle opposizioni).

La divergenza appare più di concezione politica. Laddove il premier sembra subire le regole della democrazia parlamentare come "lacciuoli" che imbrigliano l'azione di governo e impediscono di dare risposte in tempo reale ai problemi del Paese (si veda ad esempio l'irritazione per la frenata imposta dalle Regioni al piano casa), il presidente della Camera si erge a difensore del Parlamento come "contrappeso" esplicito e necessario al potere dell'Esecutivo. Dunque sì alla riforma dei regolamenti parlamentari - è il pensiero di Fini, che in questo interpreta anche il pensiero dell'opposizione - ma solo all'interno di una più ampia cornice di riforme: riduzione del numero dei parlamentari, istituzione del Senato federale, più poteri al premier a cominciare da quello di revocare i ministri. Insomma, la bipartisan "bozza Violante" più volte evocata.

È (anche) all'insegna di questa divergenza di fondo sul ruolo del Parlamento che nasce il Pdl. E Berlusconi non potrà ignorare a lungo questo contraddizione. Sentiremo i toni che sceglierà di usare sul tema delle riforme necessarie a modernizzare il Paese. Ad ogni modo Fini ha fatto capire che non starà a guardare e difenderà il ruolo del Parlamento e il metodo del dialogo con l'opposizione per arrivare a riforme istituzionali durature e condivise.

27 marzo 2009

 

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2009-03-13

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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